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  NUOVE TECNICHE DI COMUNICAZIONE ALLA PORTATA DI TUTTI

  Inutile accanirsi a demonizzare il presente nel vano tentativo di resuscitare il passato.

 Quello che sta accadendo oggi con le nuove tecniche di comunicazione (leggi: diffusione delle idee) ricorda ciò che avvenne subito dopo l'avvento della stampa a caratteri mobili, quando i sostenitori degli amanuensi snobbavano l'invenzione di Gutenberg convinti che i codici miniati e quelli manoscritti fossero tutta un'altra cosa.

 Da qualche anno le biblioteche della mia città espongono in capienti bancarelle libri di gente disposta a regalarli ai visitatori pur di liberarsene. Non è un caso se abbondano manuali ed intere enciclopedie. Né manca, tra quanti vi si accostano, chi ne approfitta per pontificare sul crescente disinteresse verso i prodotti culturali e per attribuirne la responsabilità alla diffusione di Internet.

 Questo sbrigativo rapporto di causa ed effetto è, a mio avviso, qualcosa di completamente sbagliato. In un contesto connotato dall'accelerazione tecnologica, libri di manualistica (ma anche molti saggi, inchieste, studi con analisi e proiezioni in campo socio-economico) vanno soggetti ad una crescente obsolescenza dovuta agli aggiornamenti in tempo reale assicurati dalla Rete (spesso offerti anche gratuitamente).

 Valutazione del tutto analoga sui grossi tomi delle enciclopedie, con un'aggravante che a molti sfugge; un qualcosa che rimanda alle intuizioni che, in pieno Rinascimento, assicurarono ad Aldo Manuzio enormi successi editoriali. Ai suoi tempi, fatta eccezione per i “fogli volanti”, le opere a stampa privilegiavano il formato “in folio”; libri da consultare su di un robusto leggio e, di fatto, intrasportabili. Il geniale veneziano (si pensi che siamo ancora al tempo degli incunaboli) anticipò iniziative non dissimili da ciò che oggi fanno molti editori con le loro collane di tascabili (del tipo Oscar Mondaori & C) rendendo felici tante categorie di “consumatori”, a partire dalle torme di pellegrini ai quali non parve vero spostarsi recando in bisaccia guide, ricettari e, soprattutto testi sacri.

 Cos'è mai tutto questo se non l'equivalente di quel che accade oggi a quanti possono servirsi dello smartphone per consultare ovunque Wikipedia o leggere gli e-book?

 Se si escludono i testi della scuola dell'obbligo, gli indici sulla diffusione libraria tra la nostra popolazione non sono mai stati esaltanti e non c'è “Salone del Libro” che ne possa modificarne la tendenza. Quel ch'è peggio, si va rarefacendo il ricorso alla lingua scritta.

 Fino agli anni 90 del '900 accadeva ancora di imbattersi negli epistolari di contemporanei di un certo rilievo, ma anche per i comuni mortali c'era la consuetudine di mantenere un qualche carteggio; fosse anche limitato al raggio strettamente parentale. Finanche chi aveva scarsa familiarità con la grammatica si industriava a rendere intelligibili le proprie missive, anche se afflitte da immancabili errori. L'avvento e la stragrande diffusione della telefonia mobile, attraverso sms ed audio messaggi (per non parlare delle chat dei social-network), ci stanno privando da queste salutari abitudini. Una scuola puramente nozionistica, afflitta da classi sovraffollate, non è in grado di stimolare la sensibilità; diffonde, nel migliore dei casi, un bel mucchio di nozioni ma resta impossibilitata a curare crescita e responsabilità in quanti la frequentano.

 D'accordo che ci sono i blog, ma sono quasi tutti “monocordi”, nel senso che affidano alla sola lettura i loro contenuti.

 Ed ecco che giungiamo al nodo centrale della questione; quello dei cambiamenti epocali ingenerati dalla convergenza mediatica.

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 Il mondo della comunicazione è fortemente cambiato; il solo testo scritto non basta più, mentre è in fase di superamento la stessa strutturazione in disposizione lineare.

 Video, audio, mappe sensibili, interattività e frequenti collegamenti in rete hanno stravolto il modo di presentare problemi, saggi e studi di qualsiasi genere.

 Oggi non basta più appellarsi al superamento del digital divide invocato da Manuel Castells; occorre che ciascuno risulti in grado di esprimersi con i mezzi attuali.

 Non occorre cimentarsi con software di altissimo livello (che richiede specifiche professionalità mentre implica costi, addestramento e connessi aggiornamenti). Bastano pochi programmi che chiunque può acquisire a titolo gratuito; materiale per lo più portatile che, collocato in una comune pendrive, ci consente di avviare o proseguire sempre ed ovunque la creazione di testi, presentazioni, video e giornali il cui unico limite sta solo nella dose di fantasia di cui dispone chi se ne serve.

 Nelle pagine che seguono penso di aver fatto utili segnalazioni, a cui potrebbero aggiungersi le tante altre che, con lo stesso intento, ho inserito di volta in volta nel mio sito.